Il cristianesimo non è al capolinea

C’è una porzione di popolo italiano che più di qualunque altra sta soffrendo e non solo per gli effetti del virus di Wuhan. Ci riferiamo a quegli uomini di Chiesa a quelle religiose, religiosi e preti secolari che, innocenti, sono comunque chiamati in causa per l’odioso crimine di pedofilia commesso da alcuni loro confratelli.

Negli oltre venti secoli della sua storia la Chiesa è sempre stata aggredita da nemici esterni e persino interni, ma il risultato è stato sempre lo stesso. Quando sembrava che il cattolicesimo fosse al collasso, ecco un evento straordinario rimescolare il tutto e ridare più slancio e nuova linfa vitale alla Chiesa di Roma. Benedetto da Norcia, Francesco d’Assisi, Riforma e Controriforma suggeriscono niente?

Purtroppo sono questi ultimi ad apparire agli occhi del pubblico secolarizzato i depositari della verità (non quella con la “V” maiuscola che è altra cosa e che non sarebbero comunque in grado di divulgarne l’essenza), mentre ai tanti altri preti che svolgono il loro ministero di curatori d’anime, non resta che portare il faticoso fardello di imitatori di Cristo, in silenzio e appartati (sempre disponibili a trascorrere ore in confessionale a disposizione di credenti desiderosi di una parola di conforto).

Questi sacerdoti vanno sostenuti e incoraggiati a mantenersi saldi nella fede. Devono sentire che i credenti li stimano e si stringono attorno a loro. Non devono dubitare sul fatto che i fedeli guardino con sospetto (e disprezzo) i preti afflitti da “episcopalite”, altro morbo dannoso che colpisce il clero cattolico.

L’intera comunità cristiana, quella che lotta per salvarsi l’anima convinta che Gesù Cristo sia Dio vero, deve svegliarsi dal torpore in cui da troppo tempo è immersa e tornare a gridare dai tetti che la “Verità” è una sola: quella annunciata nei Vangeli. Senza “se” e senza “ma”, i credenti devono inchiodare alle loro responsabilità tecnocrati e maestri di pensiero massoni che hanno ridotto il mondo nello stato in cui si trova con milioni di esseri umani schiavizzati e privati di tutto, mentre una minoranza si trastulla in ozi e depravazioni d’ogni genere. Esistono anche verità storiche che vanno ricordate e insegnate e delle quali i cristiani devono sentirsi fieri.

Qualche Premio Nobel dell’economia ha mai calcolato il benessere, anche sostanziale, di cui ha goduto l’intero genere umano dall’avvento del cristianesimo in poi? Quei quatto lobbisti che si agitano a Bruxelles hanno mai stimato il contributo allo sviluppo dell’Europa realizzato dalle centinaia di monasteri sorti dal Portogallo alle Repubbliche baltiche? Alludiamo alla prosperità materiale non solo spirituale.

Enzo Bianchi, monaco di Bose, presentando anni fa il best seller più letto al mondo dopo i Vangeli e la Bibbia, “L’Imitazione di Cristo” attribuita a Tommaso da Kempis (1380-1471), si chiedeva se le pagine ascetiche di tale libro potessero «interessare il cristiano di oggi così attento alle “realtà terrestri”, così immerso nella costruzione del mondo?». Poco oltre si interrogava poi su che cosa potesse farsene di questo libretto «la stessa Chiesa, dai suoi vertici fino alla base, impegnata a coniugare la promozione umana con tutti suoi ministeri e la sua stessa presenza nel mondo?».

Alla fine il Monaco giungeva a questa conclusione: «Certo “L’Imitazione di Cristo” presenta solo alcune dimensioni della vita cristiana non esaurisce tutte le chiamate e le urgenze radicali poste dal Vangelo, ma oggi può aiutare a ridimensionare in un equilibrio i valori emergenti quali il pubblico, il politico, il sociale, il comunitario, l’oggettivo con il personale, il soggettivo, l’interiore». Ecco noi cattolici, laici e preti, proviamo a ripartire dalle pagine de “L’Imitazione di Cristo”. Chissà?, magari qualche idea potrebbe venirci anche per l’immediato.

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